La nascita del falso sé

Voglio presentarti un libro che testimonia con forza l’aspetto che è all’origine della mia riflessione in campo pedagogico e educativo.

“Julián è una sirena” di Jessica Love

Riassunto

Un bambino di nome Julián, in metropolitana con la nonna, incontra delle “sirene” e ne rimane incantato. Sente dentro di sé una corrispondenza grande con quelle figure e arrivato a casa, cavalcando l’onda di quei sentimenti così belli e accoglienti, prova a rivestire sé stesso con gli stessi costumi. È felice, non conosce preconcetti, non vive le contraddizioni, i divieti, i limiti (spesso assurdi) degli adulti ma quando la nonna esce dalla doccia gli rivolge uno sguardo che lo fa vergognare… la meraviglia che prima vedeva guardandosi nello specchio d’un tratto gli sembra appassire, all’improvviso gli appare sbagliata…

Aneddoto personale

Quando avevo 16 anni mia nonna paterna ebbe un aneurisma cerebrale che la lasciò allettata e completamente dipendente per molti anni. In quello stesso periodo mio padre, che è medico, teneva e seguiva diversi incontri di medicina e io amavo ascoltarli con lui. Fu in uno di questi che il dottor Mario Melazzini, medico e malato di SLA, disse una cosa che impresse un cambiamento nella mia vita, perché incise nel rapporto (ormai cambiato) con mia nonna e continuò a scavare diventando un caposaldo della mia vocazione. Affermò che chi è in una posizione di dipendenza assoluta dall’altro si identifica con lo sguardo che gli viene rivolto.

Se guardi un malato pensando che è un peso lui si riterrà tale. Se guardi un bambino con giudizio, pensando che sia sbagliato, in lui entrerà quel concetto.

La comparsa del falso sè

Quando ho letto questo libro a Emma, 3 anni, non le ho dato spiegazioni. Ho chiesto a lei di dirmi come le sembrava lo sguardo della nonna, mi ha risposto “accigliato”, ho continuato domandandole cosa pensava che fosse successo a Juliàn, ha detto che era triste e per questo voleva togliersi la coda.

Un attimo prima, Juliàn si era lasciato investire dalla meraviglia di ciò che lo conquistava, corrispondeva totalmente al suo personale giudizio interno ma poi subentra lo sguardo esterno, carico di preconcetti, carico di limitazioni culturali e personali e va a intaccare chi sei.

Il metro di giudizio in te cambia, non è più interno ma diviene esterno. Ed è qui che inizia la costruzione del falso sé, un vestito che indossi per essere socialmente giusto, un vestito che ricopre e rischia di soffocare chi tu sei.

I bambini altamente sensibili

Se tutti i bimbi hanno naturalmente delle antenne più sviluppate rispetto ai messaggi di approvazione o meno del loro ambiente, quelli HSP sono maggiormente esposti al rischio di sostituire il giudizio esterno al proprio; per la particolare sensibilità alla ricompensa e alla gratificazione esterna che hanno. Quindi c’è un’alta possibilità che nell’infanzia venga costruito un falso sé in contrapposizione a quello vero se non vi è attenzione da parte degli adulti.

Domande

Come stiamo noi con i nostri figli, siamo capaci di fargli spazio, di permettere loro di essere semplicemente bimbi e autenticamente loro? Oppure li rivestiamo delle nostre convinzioni e aspettative? Siamo capaci di rendercene conto?

Questo è quello che potrebbe essere successo a Juliàn ma lascio a te l’attesa di scoprire come termina la storia…!

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