
La prima volta che ho letto il libro “Coaching” di John Whitmore sono rimasta a lungo ferma su questo paragrafo:
“…l’idea che fossimo piuttosto simili a ghiande, ciascuna delle quali contiene al suo interno tutto il potenziale per diventare una magnifica quercia. L’essenza dell’albero è già dentro di noi: per crescere ci occorrono nutrimento, incoraggiamento e luce. (…)
Forse non tutti sanno che gli alberelli di quercia, crescendo da ghiande allo stato naturale, sviluppano ben presto un’unica radice “rubinetto”, sottile come un capello, che si protende a cercare acqua nel terreno estendendosi fino a un metro di profondità, a fronte di un alberello alto solo una trentina di centimetri. Nel caso di piante coltivate in vivaio, la radice tende a estendersi fino al fondo del vaso e quando l’alberello viene trapiantato si rompe, compromettendo gravemente la crescita della pianta, finchè non ne ricresce una sostitutiva. Quando si agisce in questo modo si dimostra di non conoscere l’esistenza o la funzione della radice, o di non aver dedicato alla sua protezione il tempo necessario.
Il giardiniere avveduto, invece, quando trapianta un alberello estrae dalla terra la fragile radice, sostenendone la punta, e la inserisce in un lungo buco verticale scavato in profondità nel terreno con una sottile barra di metallo. La piccola quantità di tempo investito in questo processo, al primo stadio di vita dell’albero, ne assicura la sopravvivenza e gli consente di crescere più velocemente e più robusto rispetto ai suoi fratelli nei vivai.”
Vidi, dentro a queste parole, tutto ciò per cui mi battevo: la responsabilità di conoscere la creatura che si ha davanti per non recargli (anche involontariamente) danno; l’importanza di dedicare tempo alla protezione della sacralità della vita a noi affidata; il desiderio di divenire quel “giardiniere avveduto” e di sostenere quanti più adulti possibile nel fare lo stesso.
Perché insieme possiamo riparare allo strappo della nostra radice recisa nell’infanzia e impegnarci a far crescere nel terreno migliore quella dei nostri figli. Sono persuasa che un giardino di querce possenti e fiere sia capace di contrastare e ribaltare i venti contrari che, con sempre più forza, scuotono i nostri giorni!
