Percorso per genitori HSP

Perchè un percorso per genitori altamente sensibili?

Quando una persona diventa genitore la natura dispone che avvenga in lei una trasformazione cerebrale volta a far sì che la propria storia personale (in particolare dell’infanzia) riemerga. Ciò permetterebbe la creazione di un ponte di empatia verso i bisogni del bambino, generando, naturalmente, adulti più capaci di rispondere positivamente a quello che chiede.

Questo è essenziale perché rimanga, nel bambino, una certezza rispetto alla validità di ciò che sente, rendendolo una futura persona adulta salda nella sua autostima.

Ma cos’è che invece può accadere?

Quando nel proprio vissuto infantile non ci sono stati riconoscimento, accoglienza di chi si era, accompagnamento caloroso e sicuro…, il naturale riemergere di tutta questa verità può destabilizzare (e proprio nel momento in cui ci stiamo prendendo cura di qualcuno totalmente dipendente da noi!).

Questa è un’esperienza comune a molti adulti altamente sensibili, anche per il fatto che è da relativamente pochi anni che questo tratto viene studiato. Ed avendo l’Alta sensibilità una componente genetica è anche probabile che il bambino riveli atteggiamenti nei quali il genitore si rispecchia.

Quali sono le due reazioni tipiche che questo riconoscimento può far scaturire?

  • Il rifiuto e la messa in atto degli stessi gesti distruttivi (volti a sopraffare quelle peculiarità) subiti in prima persona nell’infanzia, in un perpetuarsi di dolore e negazione della persona.
  • Oppure questo diventa occasione per andare a fondo di sé, per iniziare un cammino di conoscenza, di recupero dei pezzi mancanti, di ricontestualizzazione degli avvenimenti passati alla luce del tratto di personalità che adesso si sa di possedere.

È un cammino doloroso. La psicanalista Alice Miller parlava di vero e proprio lutto perché bisogna abbandonare il falso sé costruito come forma di adattamento e realizzare quello che eri veramente e che non ha avuto la possibilità di vivere la propria infanzia.

Puoi trovarti ad abitare una quotidianità dove hai un bambino (o più) che dimostra di avere bisogni di cura e attenzione particolari, ai quali non sempre sai come rispondere e, nello stesso momento, cercare di gestire anche te. È come se avessi, da una parte, il bambino che hai generato e dall’altra quello che sei stato (che, dal momento in cui lo hai guardato in faccia, continua a chiederti tutto l’ascolto e la comprensione che non ha avuto).

Può essere davvero un carico altissimo da sostenere da soli. E la sovrastimolazione è proprio l’aspetto che, da altamente sensibile, c’è più bisogno di tenere a bada.

Tutti i genitori hanno bisogno di essere ascoltati. Hanno bisogno di condividere in un luogo sicuro ciò che è emerso alla nascita dei loro figli. Per far sì che la propria verità venga a galla senza censure e senza correre il rischio di essere banalizzata o messa di nuovo a tacere, c’è bisogno di fare l’esperienza di un appoggio certo. Di qualcuno che ascolti a cuore aperto, sostenendo la veridicità dell’esperienza raccontata e i sentimenti da essa emersi. Che li legittimi e che aiuti a rivedere i fatti alla luce dell’Alta sensibilità che ha sempre abitato il bambino e l’adulto che siamo. E questo riconoscimento si trova nello spazio sacro del non giudizio.

Si verifica allora un percorso di trasformazione che libera dai fardelli del passato, permettendo innanzitutto di accorgersi della propria inautenticità, per iniziare a concepire una vita che sia realmente capace di agire senza costrizioni, in una rivoluzione di pensiero rispetto a sè.

Il problema del rimanere ancorati al passato è che porta a muoversi nella realtà seguendo un tracciato già definito, ma con l’illusione che sia invece un binario originale. Per uscire da questa condizione di dipendenza dal vissuto passato occorre un grosso lavoro di destrutturazione.

IL PERCORSO

Quello che ho costruito è un percorso fatto di questa accoglienza, ma dove si compie un grande lavoro di consapevolezza e responsabilità; perché, accanto all’ascolto, ciò che mi preme è rinsaldare l’autostima della persona, aiutandola a ritrovare fiducia nella propria efficacia e ad agire nel presente. Mi interessa smitizzare il passato che controlla ancora in larga parte il presente, costruendo comportamenti nuovi (di pensiero, di linguaggio, di azioni…).

Molto spesso il senso di autoefficacia di una persona altamente sensibile è messo a dura prova nella crescita e ci sono situazioni di disagio e bisogni comuni a molte HSP, come la gestione dei conflitti, l’essere assertivi, il gestire la sovrastimolazione attraverso, anche, un’organizzazione più efficace del tempo e il bisogno di agire per il meglio verso il proprio bambino.

Ed è proprio su questi aspetti che si focalizzerà il percorso costruito sulla realtà e sui bisogni propri della persona, che così riscoprirà i suoi punti di forza insieme alla conoscenza più profonda di sé.

L’obiettivo che mi sono data è quello di sostenere l’altro nella riconquista della sua autenticità e per farlo è fondamentale che la persona si riappropri dei suoi valori (spesso messi da parte per rincorrere quelli dettati da altri) e su di essi possa iniziare a costruire una realtà più aderente a sé.

Ma se questo è il fine che sostiene tutto il percorso, nella concretezza delle sedute emergeranno e verranno guardati i bisogni e gli obiettivi dalla persona stessa. Perché la realtà è fatta di gesti, azioni, abitudini e ostacoli concreti, che diventano le difficoltà quotidiane alle quali si può imparare a guardare e a rispondere con nuovi strumenti.

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