C’è un argomento di cui ti voglio parlare da mesi, lo potrei racchiudere sotto il concetto di “intrattenimento orientale”: libri, film, serie tv, perfino i reel (che condivido con Mentrefuoriuntemporale).
Lo spiega benissimo Iaia nella puntata dell’8 aprile del suo podcast “Riguardo”: le atmosfere che nascono da queste opere parlano di decoro, di eleganza, di una bellezza antica, più lenta, più discreta ma intensa. È un’immagine nella quale il cuore e l’animo possono riposare, rifuggendo la volgarità e la superficialità a cui molte volte siamo esposti.
Per come sono fatta, l’introspezione, il ritmo lento e la gentilezza che trovo anche nei libri sono una realtà che sento sempre più il bisogno di curare.
Oggi vorrei raccontarti di un’opera che racchiude tutto questo con l’altro tema che ho più a cuore: il bambino interiore e la salute mentale.
Si tratta di una serie sudcoreana che ho trovato mesi fa su Netflix, l’ho scelta per il suo titolo:
“It’s Okay to Not Be Okay”, si potrebbe tradurre con “va bene non essere a posto” (quant’è vero!!).

Anticipo subito cosa non va, così posso passare alle ragioni per le quali ti consiglio con tutta me stessa di vederla! Non mi è piaciuto, anzi mi ha proprio irritata, il romanticizzare il comportamento da stalker della protagonista femminile, Ko Moon-young . Non va bene, non è un bel messaggio e non c’entra assolutamente nulla con l’amore, per fortuna quest’ultimo messaggio sembra passare, così come posso spingermi a considerare il mancato prendere le distanze del secondo protagonista, l’operatore sanitario Gang-tae, come frutto di una fragilità emotiva personale.
I protagonisti infatti, interpretati da tre attori eccezionali che assieme danno vita a un magnetismo difficilmente dimenticabile, sono tre persone pesantemente irrisolte e le ragioni sono, in gran parte, da ricercare nell’infanzia.
Se già questo mix di temi- così tanto miei- poteva bastare a farmi innamorare di questa serie, l’aggiunta dei romanzi per bambini e l’illustrazione sono stati la perla finale.
Moon-young è infatti una scrittrice di albi per l’infanzia e le sue storie sono l’espediente narrativo per raccontare, mediante l’animazione e la Stop motion, gli accadimenti dei protagonisti- in una sorta di fiaba dark, dai contorni cupi e tinte thriller.

Scopriamo così che c’è colui a cui una strega malvagia ha rubato il viso, quello che viaggia nel mondo con una maschera disegnata con un falso sorriso e la principessa che risuona vuota come un barattolo di metallo, perché non sa cosa prova. I tre si uniranno per ricercare le loro facce perdute e in questo viaggio avranno bisogno di districare i nodi traumatici e di imparare a stare insieme, scoprendo cosa vuol dire volere bene all’altro.
Perché- come sappiamo- per scoprire chi sei davvero devi tornare integro, ovvero guardare e conoscere te stesso e solo allora sarai in grado di accettare e accogliere l’altro, in tutta la sua intricata umanità.
“Chi ha ricordi dolorosi. Chi ha profondi rimorsi. Chi ricorda di essere stato abbandonato. Solo chi serba simili ricordi nel profondo del cuore può diventare più forte, più appassionato ed emotivamente flessibile. Solo queste persone possono conseguire la felicità. Quindi non dimenticare nulla. Ricorda e supera ogni cosa. Se non la superi, rimarrai per sempre un bambino dall’anima immatura.”
Se fuggi dai motivi del tuo dolore presente, rimani un bambino dall’anima immatura.

L’opera ruota attorno al tema dell’emarginazione di chi è diverso. Ho trovato davvero delicato e non scontato come è stato trattata la salute mentale, che ritroviamo come filo conduttore della serie, svolgendosi in larga parte intorno all’ospedale psichiatrico dove lavora Gang-tae.
Il terzo personaggio principale è Sang-tae, fratello maggiore di Gang-tae e affetto da autismo. Non posso non parlare della bravura interpretativa di Oh Jung-se che gli dà vita; le scene dove recita sono di un’intensità espressiva da far fatica a trattenere le lacrime.

La serie svela la complessità dell’animo umano, i nascondimenti, le contorte motivazioni inconsce che portano ad agire in una determinata maniera pur sentendosi oppressi da questa:
basta prendere a esempio Gang-tae, orfano, all’apparenza un ragazzo saldo, gentile e abnegato alle cure del fratello autistico ma che in realtà è dipendente da quell’affetto e prova rancore allo stesso tempo; condizione che impedisce a lui di evolvere e al fratello di spiccare il volo.
La risposta nel presente del mandato materno di averlo messo al mondo per curarsi del fratello- è una vita vissuta indossando “una cintura di sicurezza” che possa tenere a bada pulsioni, malcontenti, entusiasmo… tutto ciò che potrebbe portarlo via dal suo compito.

Moon-young è tutto l’opposto: sfacciata, istintiva, egoista, una mina pronta a esplodere disinteressata alle possibili conseguenze per lei e per gli altri. Vive per soddisfare il suo bisogno di possedere.

L’incontro tra i due dà origine a un lento mutamento in quelle vite statiche.
La candidezza e l’egiosmo, si bilanciano nel personaggio di Sang-tae; di una tenerezza disarmante le scene dove si prende cura del fratello minore .
Ho apprezzato moltissimo la scelta registica di mostrare visivamente la persona “ritornare” bambina nel presente nel momento in cui l’origine del suo trauma si ripresentava.
Il messaggio di fondo di tutta la storia è racchiuso nel titolo: “è ok non essere a posto” e si spinge ancora più in là, rimarcando fino in fondo che la diversità, l’essere fuori da uno standard sociale– anche per problematiche di depressione, di traumi invalidanti, di disturbi psichici…- non preclude la ricerca della felicità, anzi!
Raramente ho visto tanta forza in un messaggio e un percorso evolutivo così profondo e consapevole in personaggi ai margini della società.

Momento frivolo che pure piace sempre: i costumi di Moon-young! Vogliamo parlarne? Uno più bello dell’altro e azzeccatissimi nel contribuire a sottolineare il suo temperamento caratterizzato da un disturbo della personalità antisociale, da rimanerne incantati!
Spero davvero che ti lascerai scaldare il cuore da quest’opera e nel caso mi piacerebbe sapere cosa ne hai tratto!
