
“Meesha e la storia di quando trovò un amico” di Tom Percival
L’intento dell’autore era, probabilmente, porre l’accento sul percorso che portava la bambina a riuscire a fare nuove amicizie ma personalmente, nel leggere questo racconto ho rivisto qualcosa di importante per le persone altamente sensibili.
Ormai saprai che una delle missioni più forti che ho è quella di normalizzare questo tratto nei bambini e nei ragazzi, ricercando figure nelle quali possano rispecchiarsi.
Caratteristiche PAS
Meesha presenta delle caratteristiche particolari di elaborazione e percezione della realtà, come la sinestesia, ovvero la “contaminazione” dei sensi di fronte allo stesso stimolo (i numeri e i suoni ai quali attribuisce colori e disegni).

Ci sono altre peculiarità che possono essere condivise dai bambini altamente sensibili: sentirsi in difficoltà nei gruppi numerosi (i bambini PAS generalmente preferiscono piccoli gruppi nei quali inserirsi un po’ per volta, magari dopo aver studiato a lungo la situazione), la creatività molto sviluppata, il disagio (anche fisico) nei luoghi troppo rumorosi.
L’attenzione
Questa è forse la caratteristica che più mi ha stupito vedere illustrata, perché riguarda la sfera dell’attenzione, campo che forse maggiormente differenzia una persona con il tratto dell’alta sensibilità da una che non lo possiede.
Le persone altamente sensibili, infatti, non hanno la capacità naturale di selezionare l’attenzione là dove vogliono dirigerla. Possiedono di base un’attenzione più differenziata, più ampia, che le porta a recepire un numero maggiore di stimoli più piccoli, non potendo evitare di cogliere anche tutto il fuori campo nel quale sono immerse. Generalmente le persone non si accorgono di tutte le informazioni (dettagli e aspetti sottili) che vengono racimolate da una PAS, semplicemente perché selezionano ciò che gli interessa percepire in quel momento.
Una PAS, al contrario, ne è esposte perché, non riuscendo a dare priorità, viene raggiunta da tutte le informazioni contestuali. Questo significa che all’interno di una stanza percepirà con lo stesso livello di intensità, la voce della persona con la quale sta avendo un dialogo e il tintinnio di un bicchiere tre metri più in là.

Pensa che fatica anche per un bambino… Il compito di prendersi cura del nostro benessere psico-emotivo (se siamo altamente sensibili) e di quello dei nostri bambini se riconosciuti in questo tratto, spetta a noi. Questo non si traduce con l’evitare ogni situazione potenzialmente stressante ma di starci nella modalità più opportuna a noi; magari rimanendo meno tempo o munendoci di qualche apparecchio (come delle cuffiette anti rumore) che possa aiutarci e programmando dei momenti di decompressione per riequilibrare i livelli di stress dentro di noi.
Ti riconosci (o riconosci il tuo bambino) in queste caratteristiche? Che cosa fai per aiutarti?